Tuesday 30 October 2007

(Emergency) Colera in Somaliland Jul07



Detto Somalo: Un albero e’ come un figlio, lo pianti e se lo nutri bene ti ripaghera’ con i suoi frutti e con l’ombra. Se non lo fai muore.

Proprio un bel detto e molto saggio ……pero’ non so proprio da dove l’hanno preso questo detto i Somali, perche’ a parte gli alberi che sono molto scarsi, non e’ che nelle presenti e passate generazioni ci siano stati personaggi Somali che si siano distinti per rare qualita'... se non in quelle dell’arte della guerra dove troviamo proprio loro in pole nella classifica “per disposizione naturale” dell’antica disciplina.

Non fatevi ingannare dall'introduzione...la Somalia e i Somali sono molto piu’ complessi e non si possono descrivere con un singolo detto e neanche dopo una accurata riflessione….
Tra’ i paesi che ho visitato (Italia e Kenya a parte) la Somalia e’ il paese che conosco meglio, non solo perche’ confina col Kenya ma perche’ ci ho anche vissuto per 18 mesi a partire dall’Aprile 99. Portavamo avanti dei progetti di educazione e salute con le nostre scuole ed ospedali e lo ricordo come il programma piu’ difficile tra quelli a cui ho lavorato fino ad oggi.

Questo viaggio invece mi trova in Somaliland e Puntland, da non confondere con la Somalia. La differenza con la Somalia e’ lo stato attuale del loro territorio, hanno infatti creato degli stati nello stato “Somalia” con un governo alquanto stabile con varie istituzioni ed un esercito tutto loro...e questa e’una fortuna in quanto a stabilita'...la Somalia potrebbe essere il porto d’entrata dell’estremismo islamico nell Africa dell’Est!

Il motivo della mia visita e’ legato ad un epidemia di colera.
1350 casi circa nel solo mese di luglio in Somaliland e le precarie misure d’igiene hanno fatto si che la piaga si allargasse ad altre zone in pochissimo tempo.













Il governo del Somaliland ha fornito una scuola che abbiamo trasformato in centro per l’emergenza colera ed attraverso dei fondi d’emergenza messi a disposizione dall’ufficio centrale di Save the Children a Londra abbiamo approntato il minimo necessario per combattere l’epidemia.




















In teoria con il giusto tempismo, con 2 flebo di reintegratori minerali (RESOMAL) ed un accurata igiene, una persona contagiata dal colera guarisce in 48/72 ore.
In realta’ in Somaliland sono morti in molti per la mancanza di cure immediate, per ignoranza e per la mancanza di trasporto!


Questa a fianco e' un ambulanza improvvisata.

La donna che hanno portato ha avuto i primi sintomi e le prime scariche 24 ore prima.

Al suo arrivo gli hanno dato un letto e applicato una flebo per reintegrare i liquidi persi.

Il dottore che l'ha visitata mi ha preso da parte e mi ha detto: Vedi questa donna? non ha molte speranze, e' arrivata alle cure molto tardi e difficilmente vedra' domani...pero' se sara' forte abbastanza e riuscira' a mangiare qualcosa nelle prossime ore e riuscira' ad assorbire almeno 2 flebo allora avra' grosse probabilita' di vita.

Il dottore poi spiega la prognosi alla persona che l'ha accompagnata...la sua risposta e' breve ma esprime la fede e il fatalismo di tutti i Somali: Inshallah...."Sia fatta la volonta' di Dio". Immagino e penso a scene viste negli ospedali occidentali.....

L'epidemia di Burao in Somaliland e' andata scemando col passare dei giorni e dopo 2 settimane, al mio ritorno in Kenya il centro era passato da circa 70 nuove ammissioni giornaliere a meno di 5. Dopo vari studi e ricerche i miei colleghi hanno isolato la zona responsabile del 85% dei casi. Era poco fuori Burao a monte di un piccolo fiume che viene usato da tutti i vicini per lavarsi, lavare i panni. Ulteriori ricerche hanno evidenziato che a monte di questo fiume erano state costruite delle latrine che hanno poi inquinato il fiume.
Il restante 15% di casi era trasmesso attraverso contatto.








Studenti di Medicina Comunitaria (Community Health) che hanno dato il loro contributo volontario alla causa









Il mio compito in questa crisi era quello di fare da tamite con altre organizzazioni presenti nell'area dell'epidemia e di provvedere all'acquisto dei materiali e medicine necessarie; I dottori penseranno al resto. Il mio viaggio quindi continua in Puntland dove SCUK (Save the Children UK) ha altre basi operative. Mi hanno chiesto di visitare le rimanenti 3 basi e di verificare il livello dell' attivita' logistica e l' abilita' a rispondere ad eventuali emergenze.


















La partenza da Burao in Somaliland e l'arrivo

a Bosasso in Puntland.
data la mancanza di veri e propri aeroporti, in Somalia si usano piccoli aerei capaci di atterrare in spazi ristretti e spesso non proprio a livello.

In alto a destra la veduta di Bosasso e il il Golfo di Aden la striscia mi oceano che attaverso il canale di Suez piu' a nord entra nel mar Mediterraneo.

A destra un vecchio Fiat cisterna di 38 anni. Ho chiesto all'autista come fa con i pezzi di ricambio....mi ha risposto che va ancora avanti con i pezzi originali!!! Mi ha riempito di orgoglio!




Il viaggio da Bosasso verso Garowe sono 350 Km di strada ( fatta dagli Italiani) attraverso lande desolate e deserti con temperature che hanno toccato i 45 gradi nelle prime ore pomeridiane. E' un caldo secco che non ti fa respirare e che ti asciuga i liquidi inesorabilmente.


















Nonostante il gran caldo la vita continua comunque.

da sinistra verso destra, un camion che trasporta materiali e arrotonda il salario facendo il taxi per quelli che coraggiosi abbastanza accettano di viaggiare sopra la cabina.

Venditrici di tea lungo la strada con i loro ripari di fortuna costruiti con una varieta' di materiali portati dal vento.

Una donna che conduce il suo mulo attraverso un arida zona. Si muove da un pozzo d'acqua all'altro, allungando il suo percorso di parecchi Km a volte...





Un miliziano incontrato per strada












Eccoci a Garowe. la temperatura e' migliorata solo perche' e' pomeriggio tardo cosi' si arriva ai 38 gradi, presto il tramonto portera' un po di frescura ma portera' le zanzare. E' sempre difficile scegliere tra il caldo torrido del giorno o le zanzare della sera....

Sotto a sinistra un composizione naturale di fili elettrici mescolati a quelli del telefono che la dicono tutta a riguardo. Alcune volte ti domandi perche' ci vuole cosi' tanto ad avere una linea telefonica.....




































Le donne sono sempre al lavoro in questo caso sul sentiero che porta al pozzo dell'acqua. Durante il giorno si vedono pochi uomini in giro ed e' lampante che la donna e' colei che fa tutti i lavori domestici come crescere i bambini, fare la legna, fare l'acqua e cucinare mentre gli uomini sono all'ombra masticando il "chat" una pianta di cui il germoglio ha dei principi attivi paragonabili alla pianta della coca. A seguire l'onnipresente Moschea, spesso l'unica visibile construzione in pietra. Sopra 2 bancarelle quella del cambio tra Dollaro Americano e Shellino Somalo e la bancherella del chat immancabile!

Quello che segue e' una poesia che ho scritto in Somalia qualche anno fa durante il mio primo programma.





Sole e vento della Somalia

Sole e vento della Somalia
di questa terra molto avara
di sabbia fine,erosa
di gente che ha la vita amara.

Di donne alte ancheggianti
col viso velato dal sole
che sfilano sui sentieri roventi
con in petto orgoglio e ardore.

Lunghe file ordinate di cammelli
che pazienti sono intenti a cercare
tra le greggi e i pastori vigilanti
per la vita un po d’acqua da bere

Dove perenni pozzi d’acqua nel bel mezzo del niente.....

alimentano la speranza di nomadi e carovane di gente

Uomini armati con visi da bambini con la faccia segnata rivolta al futuro
e vecchi elders sfiduciati e sconfitti seduti al fuoco col muso duro

Perche’ tutto finisca qualcuno deve cominciare costruire un futuro senza orgoglio tribale
perche’ questa e’ la Somalia tra’ sole e vento ma un altro lungo anno e’ passato …..intanto.

Jo